L'EVANESCENZA DEI PROGRAMMI ELETTORALI!articolo di Stefania Roin
Via l’Imu, via l’Irap, giù l’Irpef, aumento delle detrazioni fiscali, 4 milioni di posti di lavoro. ”Signori venghino che vi leviamo le tasse”…”Signori venghino che vi aumentiamo lo stipendio". Quante parole… troppe, pronunciate da ogni spiegamento, giovane o vecchio, di centrosinistra o di centrodestra che sia. Solo parole? A chi credere? Che fare non riuscendo a barcamenarsi in una piccola giungla di promesse selvagge?
Dovendo stabilire per chi votare ho allora deciso di lasciare le baruffe chioggiotte agli interventi televisivi dei vari candidati (premier e non) per concentrarmi sui programmi elettorali scritti. Del resto ce lo insegnano già al liceo: verba volant ma scripta manent…
Da pignola quale sono mi son andata a leggere ad uno ad uno i programmi politici dei partiti di cui più si sente parlare. Mi sono detta: nel programma di partito avranno almeno specificato i modi e i tempi di realizzazione di tutte le promesse elettorali. E così mi sono messa a scartabellare tra fogli e fogli; alcuni molto colorati, altri più spartani. Il più breve di sole 2 pagine, il più lungo di 36. Mamma mia: che fatica!
Ma passiamo dal generico allo specifico: nel programma dei Democratici e dei Progressisti "lavoro"' è tra i termini più utilizzati, subito dopo "politica". Ricorrenti anche "democrazia", "crisi", "responsabilità". Nel programma di Antonio Ingroia: i termini più citati sono "lavoro", "diritti", "sviluppo", seguiti da "ricerca" e "Costituzione".Hanno, invece, un profilo molto più economico i programmi di PdL, Scelta Civica e Fare per Fermare il Declino. Sia il partito di Silvio Berlusconi che la Lista di Mario Monti mettono al primo posto il termine "imprese". E' "spesa" invece il termine più utilizzato nel programma del movimento guidato da Oscar Giannino, seguito da "ricerca", "lavoro", "riduzione". “Abolizione” il termine più utilizzato nel programma grillino! Mi basta una veloce lettura di questi fogli programmatici di partito ( alcuni dei quali, parliamoci chiaro, scritti davvero malino!) per capire che, in fondo (neanche troppo in fondo) tutti promettono più o meno le stesse cose; e scopro, tra le altre, che (udite udite!) togliere di mezzo l’Imu è una idea….. di tutti; e lo stesso vale per la riduzione dell’Irpef, per le modifiche alla Costituzione e per molto, molto, molto altro.
Ma ad accomunare maggiormente i programmi che ho letto l’evanescenza del “come mantenere le promesse”. Leggo di vendita degli immobili pubblici (a chi?), di tagli alle spese ( quali?), di rilancio dell'economia (ma come si fa?) e non del fatto che il paese va sostenuto con una presenza forte nel settore industriale. Mi accorgo che investimenti, ricerca e politica industriale sono sì segnalate ma rimangono le Cenerentole della campagna elettorale. Saremo certo felici di pagare meno tasse ma che fine farà tutta questa “felicità” se non avremo una occupazione; senza industria quale futuro avremo come paese avanzato? Sono invasa dalle domande e dai dubbi; delusa dalle mie letture mi chiedo: chi voterò? Mentre preoccupata cerco una risposta che non trovo, sento alla TV che si è dimesso il papà. Ascolto e mi commuovo per tanta inaspettata e gratuita onestà intellettuale. E realizzo: dovremmo tutti votare il papa!! Perché non imparare da Lui? Lui che aveva in mano le chiavi della Chiesa di Dio nel mondo (1 miliardo e duecento milioni di fedeli!) e non meramente le chiavi di segreteria di un partito qualunque, si è dimesso ritenendosi oramai incapace di guidare bene il ministero a lui affidato, chiedendo perdono per tutti i suoi difetti. Se solo i nostri politici avessero una briciola di tale integrità, di capacità di autocritica, di umiltà nel fare ammenda anche solo per i difetti, se non per gli sbagli commessi…Certo allora la speranza di cambiare sarebbe più forte di ogni vacua promessa elettorale e ci si potrebbe credere. Ma perché cari politici dovreste imparare da Benedetto XVI? In fondo lui è SOLO il papà!!!
Via l’Imu, via l’Irap, giù l’Irpef, aumento delle detrazioni fiscali, 4 milioni di posti di lavoro. ”Signori venghino che vi leviamo le tasse”…”Signori venghino che vi aumentiamo lo stipendio". Quante parole… troppe, pronunciate da ogni spiegamento, giovane o vecchio, di centrosinistra o di centrodestra che sia. Solo parole? A chi credere? Che fare non riuscendo a barcamenarsi in una piccola giungla di promesse selvagge?
Dovendo stabilire per chi votare ho allora deciso di lasciare le baruffe chioggiotte agli interventi televisivi dei vari candidati (premier e non) per concentrarmi sui programmi elettorali scritti. Del resto ce lo insegnano già al liceo: verba volant ma scripta manent…
Da pignola quale sono mi son andata a leggere ad uno ad uno i programmi politici dei partiti di cui più si sente parlare. Mi sono detta: nel programma di partito avranno almeno specificato i modi e i tempi di realizzazione di tutte le promesse elettorali. E così mi sono messa a scartabellare tra fogli e fogli; alcuni molto colorati, altri più spartani. Il più breve di sole 2 pagine, il più lungo di 36. Mamma mia: che fatica!
Ma passiamo dal generico allo specifico: nel programma dei Democratici e dei Progressisti "lavoro"' è tra i termini più utilizzati, subito dopo "politica". Ricorrenti anche "democrazia", "crisi", "responsabilità". Nel programma di Antonio Ingroia: i termini più citati sono "lavoro", "diritti", "sviluppo", seguiti da "ricerca" e "Costituzione".Hanno, invece, un profilo molto più economico i programmi di PdL, Scelta Civica e Fare per Fermare il Declino. Sia il partito di Silvio Berlusconi che la Lista di Mario Monti mettono al primo posto il termine "imprese". E' "spesa" invece il termine più utilizzato nel programma del movimento guidato da Oscar Giannino, seguito da "ricerca", "lavoro", "riduzione". “Abolizione” il termine più utilizzato nel programma grillino! Mi basta una veloce lettura di questi fogli programmatici di partito ( alcuni dei quali, parliamoci chiaro, scritti davvero malino!) per capire che, in fondo (neanche troppo in fondo) tutti promettono più o meno le stesse cose; e scopro, tra le altre, che (udite udite!) togliere di mezzo l’Imu è una idea….. di tutti; e lo stesso vale per la riduzione dell’Irpef, per le modifiche alla Costituzione e per molto, molto, molto altro.
Ma ad accomunare maggiormente i programmi che ho letto l’evanescenza del “come mantenere le promesse”. Leggo di vendita degli immobili pubblici (a chi?), di tagli alle spese ( quali?), di rilancio dell'economia (ma come si fa?) e non del fatto che il paese va sostenuto con una presenza forte nel settore industriale. Mi accorgo che investimenti, ricerca e politica industriale sono sì segnalate ma rimangono le Cenerentole della campagna elettorale. Saremo certo felici di pagare meno tasse ma che fine farà tutta questa “felicità” se non avremo una occupazione; senza industria quale futuro avremo come paese avanzato? Sono invasa dalle domande e dai dubbi; delusa dalle mie letture mi chiedo: chi voterò? Mentre preoccupata cerco una risposta che non trovo, sento alla TV che si è dimesso il papà. Ascolto e mi commuovo per tanta inaspettata e gratuita onestà intellettuale. E realizzo: dovremmo tutti votare il papa!! Perché non imparare da Lui? Lui che aveva in mano le chiavi della Chiesa di Dio nel mondo (1 miliardo e duecento milioni di fedeli!) e non meramente le chiavi di segreteria di un partito qualunque, si è dimesso ritenendosi oramai incapace di guidare bene il ministero a lui affidato, chiedendo perdono per tutti i suoi difetti. Se solo i nostri politici avessero una briciola di tale integrità, di capacità di autocritica, di umiltà nel fare ammenda anche solo per i difetti, se non per gli sbagli commessi…Certo allora la speranza di cambiare sarebbe più forte di ogni vacua promessa elettorale e ci si potrebbe credere. Ma perché cari politici dovreste imparare da Benedetto XVI? In fondo lui è SOLO il papà!!!
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